Astronomia
Di 9 Febbraio 2024No Comments

Le coreografie celesti attraverso le stagioni

Scopriamo le coreografie celesti: tra il fulgore estivo della Via Lattea e l’eleganza invernale delle stelle

Benvenuti nell’affascinante spettacolo celeste, dove il cielo notturno con le sue coreografie celesti, si trasforma in un palcoscenico di emozioni. In questo viaggio astronomico, esploreremo il motivo per cui il cielo cambia di stagione in stagione.

Un cielo trapunto di astri

coreografie celesti
Credits: Tunc Tezel

La Terra gira intorno al Sole. E’ un’affermazione ormai scontata ma che genera tutta una serie di conseguenze a cui spesso facciamo poco caso. Una di queste è il fatto che, muovendosi su un’orbita ellittica, quasi circolare, durante il moto di rivoluzione attorno alla nostra stella, il nostro pianeta rivolge il suo lato notturno verso zone differenti di cielo. E’ facile quindi immaginare che ogni stagione avremo la possibilità di osservare una porzione di firmamento differente da quella visibile circa tre mesi prima, con nuove stelle, nuove costellazioni e nuovi oggetti.

Per gli osservatori più attenti in particolare, ma soprattutto per coloro che hanno la possibilità di alzare lo sguardo lontano da fonti di inquinamento luminoso, risalta subito all’occhio una grande differenza tra il cielo notturno estivo e quello invernale. Nel dettaglio questa disuguaglianza riguarda la presenza o meno di astri particolarmente luminosi e appariscenti, i quali sembrano essere tutti concentrati in una stagione rispetto che a un’altra, oltre che una discrepanza nella luminosità di una particolare striscia biancastra e sfocata visibile solo sotto cieli molto bui, senza luci artificiali. I cieli invernali, infatti, sono particolarmente ricchi di stelle molto brillanti. Al contrario, quelli estivi, presentano una carenza di questi astri notevolmente luminosi, ma sono dotati di un chiarore lattiginoso presente in cielo, a forma di una striscia, molto più evidente e marcato rispetto alla stagione fredda, che altro non è che la Via Lattea, la nostra galassia.

Questo “enigma” trova spiegazione nella direzione della nostra Galassia verso la quale stiamo osservando. La Via Lattea è una galassia a spirale barrata. Possiede un nucleo (a forma di barra) e almeno 4 bracci principali confermati, per un totale di circa 300 o 400 miliardi di stelle. Noi ci troviamo approssimativamente a metà strada tra il centro e la periferia di questo disco, a circa 25.600 anni luce di distanza dal nucleo galattico, in un braccio secondario, più piccolo, chiamato Braccio di Orione (o Braccio Locale), più precisamente lungo il suo bordo interno, che funge da collegamento tra due bracci principali: il braccio del Sagittario, più interno, e il braccio di Perseo, più esterno.

Credits: Robert Hurt

Come in ogni galassia a spirale che si rispetti, anche la Via Lattea è costituita da una parte centrale chiamata  bulge, dal quale si diramano i bracci citati prima. I cuori delle galassie sono zone generalmente con la densità stellare più elevata di tutto il resto del disco. Si tratta di regioni “sovrappopolate”, costituite prevalentemente dalla presenza di astri vecchi e giallastri. Durante l’estate (boreale), il lato non illuminato della Terra è rivolto proprio nella direzione di questo nucleo. E’ facile immaginare come la concentrazione di un gran numero di stelle in un volume relativamente piccolo conferirà a questa porzione una luminosità maggiore. Ecco perché durante le notti estive, sotto cieli molto bui, la striscia tipica della Via Lattea sarà molto facilmente riconoscibile, in quanto maggiormente luminosa, soprattutto guardando verso Sud.

(A sinistra la Via Lattea invernale, a destra quella estiva) Credits: Bob King

Al contrario in inverno la nostra linea di vista punterà nella direzione opposta, ovvero verso il bordo esterno (o periferia) della Galassia. Queste regioni, diversamente dal cuore del disco galattico, sono quelle più scarsamente popolate da corpi celesti. Automaticamente la Via Lattea invernale possiederà una luminosità superficiale molto più bassa di quella estiva, e quindi sarà ancora più difficile da captare ad occhio nudo. Tuttavia come detto in precedenza, le notti della stagione fredda sono costituite da un’ampia gamma di stelle particolarmente appariscenti, molto più numerose che in estate. Orione, Sirio, il Toro, Capella, sono solo alcuni esempi di costellazioni e astri molto luminosi, concentrati in una vasta zona di cielo grande circa 75 gradi quadrati, visibile dalle tardi notti di settembre fino ai tramonti di aprile.

Questa concentrazione trova spiegazione nella presenza di un’associazione stellare chiamata Orion OB1. Si tratta di un’enorme complesso di astri particolarmente brillanti, caldi e giovani, nati pressochè contemporaneamente da una grande conformazione di nebulose protostellari collocate all’interno del braccio di Orione. Il nome della costellazione del gigante cacciatore la fa da padrone proprio perché la maggioranza di questi corpi celesti sono addensati in direzione di questa regione di cielo. Non a caso quasi tutte le stelle qui presenti possiedono una colorazione bluastra e un’età non superiore ai 10 milioni di anni. La distanza media di questa associazione si aggira tra i 500 e i 700 anni luce dal Sole. Per di più ad arricchire il quadro ci si mettono stelle molto più vicine, non facenti parte del gruppo, come Sirio, a soli 8,61 anni luce da noi, Procione a 11 anni luce o Polluce a 33 anni luce.

Credits: Bob King

Per concludere, non possiamo non dare un cenno anche ai cieli primaverili e autunnali. Se durante l’estate e l’inverno le nostre notti sono rivolte prevalentemente verso il piano equatoriale della Via Lattea dove sono concentrate la maggioranza dei suoi astri, al contrario in primavera e in autunno la Terra rivolgerà il suo lato non illuminato nelle zone adiacenti, e quindi in direzione dei poli galattici. In queste regioni automaticamente non troveremo né stelle né nebulose oscure a ostacolare la nostra vista. Lo sguardo dell’osservatore sarà quindi rivolto verso l’esterno della nostra galassia, con zone di cielo molto povere di astri, quasi vuote. Ma guardare al di fuori della Via Lattea significa guardare nello spazio intergalattico. Ecco perché gli astrofili chiamano queste stagioni le “Galaxy Seasons”, poichè è proprio in questi periodi che la maggioranza delle galassie danno bella mostra di sé, in visuale così come in astrofotografia.

Giuseppe Livrieri

Giuseppe Livrieri

Astrofilo, divulgatore, astrofotografo.