In questo secondo articolo andremo ad analizzare le cause “tecniche” che hanno portato il verificarsi del terribile sisma tra Umbria, Marche e Lazio.
Ricordiamo innanzitutto che l’intera fascia Appenninica è il prodotto di intense fasi tettoniche a larga scala, ancora tutt’ora in continuo sviluppo, come spiegato nel precedente articolo:
Ma cerchiamo ora di spiegare nel dettaglio ciò che può aver scaturito l’evento sismico nell’area in questione attraverso una piccola analisi geo-strutturale della zona.
Nell’immagine sotto notiamo una linea rossa che taglia di netto tutta l’Italia centrale all’incirca da N a S. Tale linea denominata “Linea Ancona-Anzio”, rappresenta un sistema strutturale molto importante per tutto l’Appennino centrale e settentrionale. Essa indica un cosiddetto “thrust” o “sovrascorrimento” ed è denominato in quell’area Thrust dei Monti Sibillini. Il thrust rappresenta una faglia inversa compressiva che permette alle rocce più antiche (in questo caso a quelle ad W di essa) di poggiarsi e materialmente scorrere al di sopra di rocce più recenti (in questo caso quelle presenti ad E della linea).
Ad W della linea ritroviamo rocce molto antiche calcaree risalenti al Giurassico inferiore (circa 60 milioni di anni fa) facenti parte del complesso dei Monti Sibillini, mentre ad E affiorano rocce più recenti quali torbiditi più arenario-argillose risalenti al Miocene-Pliocene (circa 4-6 milioni di anni fa) di tutt’altra origine geologica e appartenenti alle Unità della Laga. Proprio su queste ultime litologie poggiano tutti i comuni maggiormente colpiti dal sisma. Quindi come visibile nell’immagine sopra è evidente che la spinta apportata ad W dalle rocce più antiche, di conseguenza crei una compressione forzata sulle rocce più recenti ad E.
Tale compressione su quelle aree ha determinato nel corso dei più recenti periodi geologici (Messiniano-Pliocene) la formazione di una serie di piegamenti e faglie che scorrono a partire dalla “Linea Ancona-Anzio” lungo la direzione NNW-SSE (come mostrato dalle linee blu nell’immagine sottostante).
Come mostra questa mappa del 26 Agosto 2016, ripresa dal sito dell’INGV, tutti gli aftershock derivanti da questo terremoto, vanno a disporsi lungo una direttrice NNW-SSE parallelamente a quello che rappresenta il regime tettonico di tutto l’Appennino e la formazione di queste faglie.
Il sisma del 2016 si è quindi generato proprio a causa dell’attivazione di questa famiglia di faglie. Purtroppo i tempi di ritorno di attivazione non è possibile tutt’oggi prevederli, ma a volte è solo possibile stimarli. Difatti secondo gli annali storici sui terremoti in questa zona quelli di forte intensità risalgono addirittura alla metà del 1600.