Sin dall’antichità l’uomo ha sempre osservato il cielo. Le antiche popolazioni erano spinte a farlo per piacere, dato che all’epoca l’assenza di inquinamento luminoso, permetteva la visuale di un cielo meraviglioso, ma anche (e soprattutto) per necessità.

In base alle conoscenze astronomiche impararono a misurare il tempo, riuscendo a prevedere fenomeni astronomici che si ripetono con regolarità, come l’alternarsi del giorno e della notte o delle stagioni, principalmente per praticare al meglio l’agricoltura.
Gli antichi non avevano ancora inventato i potenti strumenti di cui disponiamo adesso e pensavano che quei puntini luminosi sopra le loro teste fossero incastonati come tante pietre preziose in una sfera celeste, una grossa cupola che circondava la Terra, tutti alla stessa distanza. In questo contesto, iniziarono a dare ordine alla volta celeste e, raggruppando stelle che insieme assumevano forme particolari come animali o oggetti della vita quotidiana, diedero vita alle costellazioni, rendendo il cielo un po’ meno pauroso e più familiare. Le costellazioni, quindi, non sono altro che frutto della fantasia dell’uomo.
Interessante è scoprire che molte volte le stelle che fanno parte di una stessa costellazione e, quindi, ai nostri occhi vicine nella volta celeste, in realtà sono davvero molto distanti tra loro! Inoltre, le costellazioni ci appaiono così come le conosciamo solo viste dalla Terra: se avessimo la possibilità di spostarci nello spazio, vedremmo subito che queste cambierebbero forma e non riusciremmo più a riconoscerle. Dalla figura si può vedere chiaramente la diversa distanza delle stelle che compongono la costellazione del Grande Carro:

Succede all’incirca la stessa cosa quando sentiamo parlare di congiunzioni planetarie. Esse sono particolari configurazioni tra pianeti oppure tra un pianeta e il Sole o anche tra un pianeta e la Luna, che assumono più o meno le stesse coordinate astronomiche. In ogni caso, le distanze tra gli astri coinvolti nella congiunzione sono veramente grandi ma, dal nostro punto di vista terrestre, ci appaiono estremamente piccole. La congiunzione tra i pianeti Giove e Venere:

Analizzando quest’ultima congiunzione con l’immagine che segue, si può notare come in realtà i due pianeti sono molto lontani tra di loro apparendo vicini solo dal campo di osservazione dalla Terra.

Venere risulta il secondo pianeta e Giove il quinto in ordine di distanza dal Sole, raggiungendo una distanza di oltre 800 milioni di chilometri tra loro durante la congiunzione! Questa illusione ottica sminuisce le reali dimensioni di Giove, che ha un diametro medio di circa 140.000 chilometri, in confronto a Venere che risulta più brillante (perché più vicina alla Terra) ma con un diametro di “soli” 12.000 chilometri all’incirca.
Distanze astronomiche
Quando si parla di distanze in astronomia, di certo non si può fare un confronto con le misure a cui siamo abituati nella nostra vita terrestre. La Luna, pur risultando il corpo celeste più vicino alla Terra, ha una distanza media da quest’ultima di 384.403 km; per un oggetto esterno al sistema solare risulta abbastanza difficoltoso esprimere la sua distanza da noi con la sola unità di misura dei chilometri. Per questo sono state adottate altre unità di distanza più idonee:
- Unità astronomica: distanza media tra la Terra e il Sole ed equivale a 149 600 000 km; si indica con UA. Si utilizza per misure interne al sistema solare.
- Parallasse per secondo: distanza di una stella dalla Terra che ha una parallasse annua di 1 secondo d’arco ed equivale a 30 900 miliardi di chilometri; si indica con Parsec.
- Anno luce: distanza percorsa dalla luce in un anno nel vuoto ed equivale a 9.463 miliardi di chilometri; si indica con a.l.
Le ultime due sono dello stesso ordine di grandezza e si utilizzano per distanze interstellari.L’anno luce, in particolare, non è una misura di tempo ma ci fornisce un’idea precisa di quanto sia grande la velocità con cui viaggiano i fotoni nel vuoto (in assenza di attrazioni gravitazionali e magnetiche), che risulta pari a circa 300.000 chilometri al secondo.
Cosa significa? La luce che proviene dal nostro Sole deve compiere un tragitto di 150 milione di chilometri impiegando poco più di 8 minuti per arrivare a noi, quindi noi guardiamo la luce del Sole “vecchia” di qualche minuto. Se, invece, guardiamo le stelle, quello che vediamo in realtà è l’immagine che avevano “qualche tempo fa”.

Quanto conta la distanza dei corpi celesti nelle osservazioni?
Quando si osserva il cielo, spesso la vista ci inganna. I nostri occhi sono un ottimo strumento ottico, ma quando sono rivolti al cielo, ci fanno percepire la volta celeste così come la intendevano le antiche popolazioni, senza profondità; alcune stelle, infatti, sono molto più vicine a noi (in termini astronomici) rispetto ad altre, ma l’occhio umano non riesce a distinguere la tridimensionalità dello spazio. Inoltre, alcune più lontane, sono più brillanti di quelle con minor distanza.
Perché? L’intensità della luce delle stelle dipende sì dalla distanza che hanno da noi, ma anche da un altro importante fattore: la magnitudine assoluta, ovvero la quantità di luce che emettono. Infatti molte stelle vicine emettono pochissima luce e non si vedono ad occhio nudo, ed altre molto più lontane, così brillanti da essere le più luminose del cielo. Un esempio è Rigel, nella costellazione invernale di Orione: si trova quasi a 800 anni luce dalla Terra ma è la quinta stella più brillante nella volta celeste, e brilla più di Altair, nella costellazione dell’Aquila, che si trova a “soli” 17 anni luce da noi.

Macchine del tempo
Quando guardiamo le stelle, in un certo senso è come se ci trovassimo all’interno di una enorme macchina del tempo, che ci permette di guardare gli oggetti del cielo indietro nel tempo: osservando Rigel, ad esempio, vediamo la sua luce emessa 800 anni fa. Ma questo significa anche che, se volessimo raggiungere Rigel, impiegheremmo 800 anni (alla velocità della luce). Purtoppo non disponiamo di mezzi così veloci e di una vita così lunga per poter fare questi viaggi; nel frattempo ci limitiamo ad osservare e a perderci nelle bellezze del firmamento.