Scopriamo quali sono le principali costellazioni che ci accompagneranno per tutto il resto dell’inverno.

Sono ormai passate circa due settimane dall’inizio della stagione invernale. Come tutti sappiamo, questo corrisponde a un periodo con dì molto corti e con le notti più lunghe dell’anno. Vale la pena quindi concedere uno sguardo al cielo notturno di questo mese, cercando di individuare quali sono le costellazioni principali presenti nella volta celeste in queste serate, ed elenchiamo gli oggetti astronomici più belli presenti in queste zone di cielo che possiamo ammirare con l’ausilio di strumenti.
AURIGA
L’Auriga è la prima delle costellazioni invernali a sorgere, poiché è quella posta più a nord sul piano dell’eclittica. In questo periodo dell’anno, nella prima parte della serata, si presenta quindi come la costellazione più alta nel cielo, in quanto quella sorta prima delle altre, raggiungendo addirittura lo zenith (ovvero l’altezza massima sulla volta celeste, 90°, quindi perpendicolare al terreno) intorno alle 22:30, dalle latitudini italiane.

Il suo nome deriva dal latino e significa “Cocchiere”, anche se la mitologia da cui è tratta è quella greca. Rappresenta una persona che tiene in braccio una capretta. In cielo si mostra come una sorta di pentagono quasi regolare, poiché a prima vista (o da cieli affetti da inquinamento luminoso) sono le sue cinque stelle più luminose a saltare all’occhio: Menkalinan, Θ Aur, Elnath, Al Kab e Capella. Quest’ultima in particolare è il vero gioiello di questa costellazione. Si tratta della sesta stella più luminosa del cielo notturno, dal caratteristico colore bianco-giallastro, e rappresenta proprio la capra tenuta in mano dal cocchiere. A una distanza stimata di 43 anni luce, è in realtà un sistema stellare costituito da quattro componenti, tutte spettroscopiche, raggruppate in due sistemi binari che si orbitano reciprocamente.

L’Auriga inoltre è attraversata interamente dalla Via Lattea invernale. Pertanto al suo interno, con l’ausilio di un binocolo o ancor meglio di un telescopio, è possibile scorgere tutta una serie di raggruppamenti stellari chiamati ammassi aperti. Si tratta di regioni cosmiche ad elevata densità stellare, prevalentemente distribuiti sul piano galattico. Tra questi, tre sono molto appariscenti e spesso vengono accostati insieme in quanto apparentemente allineati da sud verso nord, a creare una sorta di fila di perle: M37, posto più a sud nonché il più esteso e il più ricco di stelle, prevalentemente biancastre, ma anche il meno appariscente; l’Ammasso Girandola (M36) al centro, il meno esteso dei tre ma il più luminoso; e l’Ammasso Stella Marina (M38), posto più a nord. Tutti e tre sono visibili ad occhio nudo solo sotto cieli molto bui, e si presentano come stelle sfocate e molto deboli. Le loro componenti stellari diventano visibili almeno con un modesto telescopio.
TORO
Al confine con l’Auriga troviamo una costellazione zodiacale. Il Toro possiede tutta una serie di mitologie differenti in base alla cultura presa in considerazione. In particolare i greci pensavano si trattasse di Zeus, il quale invaghitosi di Europa, principessa fenicia, per rapirla e portarla con sé decise di trasformarsi in questo animale.
Se gli ammassi aperti presenti nell’Auriga sono poco appariscenti in quanto molto lontani, quelli presenti nel Toro, al contrario, sono tra i più spettacolari e celebri visibili nel cielo, poiché relativamente vicini al sistema solare. Due in particolare saltano all’occhio, talmente brillanti da essere visibili anche in pieno inquinamento luminoso: le Pleiadi e le Iadi.

Le Pleiadi (anche catalogate con la sigla M45) sono probabilmente l’ammasso più celebre di tutti. Si trovano a una distanza stimata di 550 anni luce, e le componenti sono tutte stelle di classe B, di colore bluastro, molto giovani e molto più calde del Sole. Ad occhio nudo, dalla città, appaiono come una nuvoletta sfocata, ma allontanandosi dalle luci artificiali rivelano le stelle più luminose. Sette in particolare sono percepibili ad occhio nudo, e sin dai tempi degli antichi Greci rappresentavano un test della vista per chi riusciva a osservarle tutte e chi no. La loro forma ricorda la versione miniaturizzata del Grande Carro, o una piccola chioccia come diceva Giovanni Pascoli. In un telescopio, da 7 componenti si passa a centinaia, immergendosi in un vero e proprio mare di stelle bianche e blu.
Sorelle delle Pleiadi sono le Iadi, poste più a sud nella volta celeste. Rappresentano la testa del Toro e sono l’ammasso aperto più vicino alla Terra. Al contrario delle precedenti, queste sono costituite da stelle prevalentemente giallastre, quindi più vecchie e più fredde. Si trovano a una distanza stimata di 150 anni luce e sono disposte in cielo a forma di una V. Tra queste, la componente più luminosa e appariscente, situata sulla punta superiore sinistra della V, è in realtà un’intrusa. Si tratta di Aldebaran, una gigante rossa distante 66 anni luce da noi, quindi molto più vicina delle Iadi, che sembra appartenere all’ammasso solo per un effetto prospettico. Il suo colore scarlatto è molto evidente anche a occhio nudo e rappresenta l’occhio infuocato del Toro. Il suo nome deriva dall’antico arabo e significa “colei che segue”, a indicare il fatto che sorge e tramonta dopo le Pleiadi, come se le inseguisse.

Infine, il Toro e l’Auriga sono probabilmente le uniche due costellazioni che condividono una stella. Si tratta di Elnath, rappresentante la punta di una delle due lunghe corna dell’animale. Il suo nome deriva sempre dall’arabo e significa “colei che sbatte/cozza”, proprio perché sembra colpire il confine meridionale dell’Auriga. Tra le corna del Toro troviamo la Nebulosa del Granchio (M1), famosissimo resto di supernova contenente una pulsar al suo interno, visibile solo con un telescopio e fotografie a lunga posa per apprezzarne colori e dettagli.
GEMELLI
Altro segno zodiacale, i Gemelli sono una grande costellazione posta alla sinistra di quelle sopracitate. I nomi di questi due fratelli sono molto celebri, derivano dalla mitologia greca e rappresentano le due stelle più luminose del segno: Castore e Polluce. Castore si mostra ad occhio nudo come una stella bianco-azzurra. Rappresenta il gemello posto a destra (o la stella posta in alto quando la costellazione è “sdraiata”, ovvero appena sorta). Con un telescopio non troppo potente, magicamente questo astro si sdoppia in due componenti, dello stesso colore e stessa magnitudine (Castore A e Castore B). Si tratta quindi di un sistema binario visuale, tra i più belli e appariscenti visibili amatorialmente, ma i membri salgono addirittura a sei se andiamo a studiare questo sistema spettroscopicamente. A sinistra abbiamo invece Polluce, stella singola, gigante gialla, prossima a diventare una gigante rossa.

I Gemelli sono una zona di cielo povera di oggetti. Tra i più importanti citiamo l’ammasso aperto M35 in prossimità del piede di Castore, e NGC 2392 (o Nebulosa Eschimese), una nebulosa planetaria, cadavere di una stella simile al Sole che ha già passato la fase di gigante rossa e ha lasciato attorno a se un involucro di gas (che ricordano il cappuccio di un eschimese per l’appunto) con una nana bianca al centro, visibile solo con potenti telescopi come un cerchietto sfocato.
ORIONE
Ed eccoci finalmente giunti alla costellazione più appariscente non solo dell’inverno ma probabilmente di tutte in generale. Orione rappresenta un gigante cacciatore con una clava e uno scudo, intento a parare la carica del Toro che in cielo si trova molto vicino, alla destra del gigante. Per chi ha un po’ di fantasia, quando li si osserva, sembra effettivamente di assistere a uno “scontro cosmico” tra i due, intenti a combattersi forse per la conquista o la difesa delle Pleiadi. Le stelle di Orione sono tutte dei veri e propri gioielli incastonati nel firmamento. Celeberrima è la cintura del cacciatore: tre stelle molto ravvicinate, a costituire una fila di perle azzurre (da sinistra verso destra: Alnitak, Alnilam e Mintaka). Nei pressi di Alnilam, con fotografie a lunga posa, è possibile osservare tutta una serie di complessi nebulari come NGC 2024 (o Nebulosa Fiamma) e IC 434 (o Nebulosa testa di Cavallo).
A proposito di perle, impossibile non citare i due astri più appariscenti di questa costellazione: Rigel e Betelgeuse. Stelle diametralmente opposte, sia nella posizione che nel colore, la prima è una gigante azzurra nonché la settima stella più luminosa del cielo notturno. Il suo nome deriva dall’arabo e significa ‘piede’ o ‘ginocchio’, in quanto rappresenta l’arto inferiore sinistro di Orione. Rigel è una stella doppia la cui componente secondaria è abbastanza difficile da scorgere anche con telescopi importanti, in quanto molto meno luminosa di Rigel A e molto vicina a quest’ultima. Betelgeuse invece è una supergigante rossa, decima stella più luminosa del cielo e rappresenta la spalla destra del gigante. Si tratta di un mostro cosmico: possiede 17 volte la massa del Sole ed è 800 volte più grande. Questa stella esploderà come supernova in un arco di tempo non troppo lungo (astronomicamente parlando). Quando succederà, gli spettatori assisteranno a un’esplosione di luce che raggiungerà la luminosità della Luna Piena.

Gli astri della costellazione di Orione sono tutti delle taglie massime. Stelle estremamente calde, giovani, luminose e distanti, molto più del nostro Sole in tutto. Ma non possiamo non citare anche la Nebulosa di Orione (M42), a sud della cintura, rappresentante la spada del cacciatore. Si tratta di un enorme conformazione di nebulose protostellari, a circa 1350 anni luce di distanza da noi, al cui interno sono state trovate un’enorme quantità di stelle appena nate, stelle in formazione e esopianeti. L’oggetto è l’unica nebulosa visibile anche a occhio nudo (sotto cieli discretamente bui), in un telescopio invece è possibile scorgere uno spettacolo di chiaroscuri, con all’interno un piccolo ammasso costituito da quattro stelle chiamato Trapezio, le quali illuminano tutta la nebulosa.
Chicca finale, segnaliamo la presenza nel braccio di Orione, a circa 7° nord da Betelgeuse, di un particolarissimo ammasso aperto: NGC 2169. I suoi astri sono disposti in modo tale da formare il numero ‘37’, visibile solo con un telescopio. Consigliamo la caccia.
CANE MAGGIORE
Compagno fidato di Orione, il Cane Maggiore rappresenta l’animale da compagnia che seguiva il gigante in tutte le sue battute di caccia. In una delle tante mitologie che ci sono dietro queste costellazioni, si racconta che quando Orione fu ucciso da Artemide con una freccia, il dolore che colpì il suo compagno fidato fu così grande che iniziò ad abbaiare di tristezza giorno e notte. I suoi ululati arrivarono fortissimi anche a Zeus, che così per porre fine alla sua tortura decise di ucciderlo e porlo in cielo proprio accanto al suo padrone.
Il nome dell’animale è anche quello del suo astro principale. Sirio è la stella più brillante del cielo notturno e si trova proprio nella costellazione del Cane Maggiore. Con una magnitudine pari a -1.46, l’astro non solo possiede il primato nella classifica delle luminosità, ma gode anche di un considerevole distacco dalla seconda in graduatoria (Canopo, nella costellazione della Carena) essendo più del doppio brillante di quest’ultima. Il suo splendore è dovuto prevalentemente alla vicinanza al sistema solare: solo 8,61 anni luce ci separano dalla stella. L’astro è inconfondibile nel cielo, appare di colore bianco azzurro, spesso sbrilluccica, ed è possibile trovarlo proseguendo la linea che collega le stelle della cintura di Orione, in basso a sinistra.

Anche Sirio è una stella doppia. La sua compagna è una nana bianca, un cadavere stellare più piccolo della Terra che proprio in questi anni si trova nei pressi dell’apoastro, ovvero nel punto più lontano della sua orbita fortemente eccentrica dal periodo di 50 anni attorno alla componente principale. Nonostante questo, è estremamente difficile provare ad adocchiarla anche in telescopi importanti, in quanto molto vicina e immersa nello splendore di Sirio A.
Tra gli oggetti deep sky segnaliamo NGC 2327 (o Nebulosa Gabbiano), un’enorme nebulosa di idrogeno ionizzato visibile solo con fotografie a lunga posa; o M41, ammasso aperto molto grande apprezzabile anche ad occhio nudo sotto cieli bui.
COSTELLAZIONI SECONDARIE
Infine altre costellazioni più piccole e meno appariscenti visibili in questo periodo sono: la Lepre, situata proprio al di sotto di Orione; il Cane Minore, altro compagno del gigante la cui stella principale Procione, insieme a Betelgeuse e a Sirio, costituisce l’asterismo del Triangolo Invernale; l’Unicorno al cui interno, soprattutto in prossimità della testa, sono presenti tutta una serie di nebulose celebri e bellissime come NGC 2264 contenente a sua volta la Nebulosa Cono e l’ammasso aperto Albero di Natale o NGC 2237 anche chiamata Nebulosa Rosetta; e infine il Cancro, piccola costellazione zodiacale al cui interno segnaliamo la presenza di un famoso oggetto, M44 anche definito Alveare o Presepe, uno degli ammassi aperti più belli e grandi del cielo, secondo solo alle Pleiadi.