L’osservatorio astronomico delle Prealpi Orobiche, situato in Ganda di Aviatico, è ben noto nella provincia di Bergamo (e non solo) per l’intensa attività divulgativa che i soci svolgono sia in sede che sul territorio.
Quello che forse si sa di meno è che presso la struttura dell’Osservatorio viene svolta anche una vera e propria attività di ricerca scientifica che produce risultati spesso accettati anche dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.
In queste ultime settimane, complici il bel tempo e il periodo di ferie di alcuni soci, in osservatorio si sono prodotti lavori che riguardano lo studio delle variazioni di luminosità di alcuni interessanti oggetti stellari.
Stelle Variabili
Uno di questi è V1902 Cyg, una stella del tipo “binaria ad eclisse” che si trova nella costellazione del Cigno. Le binarie ad eclisse sono oggetti stranissimi, formate in realtà da due stelle tra loro vicinissime al punto da toccarsi e da orbitare una attorno all’altra in poche ore. Questo vorticoso movimento causa delle continue eclissi, dovute al fatto che, ad ogni “giro” (rivoluzione, in termini tecnici) una stella nasconde l’altra per un breve intervallo di tempo. Il sistema diminuisce così di luminosità e la curva di luce del sistema stellare evidenzia un minimo.
Nella figura (qui sotto): a sinistra il campo stellare dove si trova l’oggetto; a destra il grafico della curva di luce della stella variabile (in colore rosso) confrontato con quello di quattro stelle di riferimento dalla luminosità costante.
Lavori di questo tipo servono anche agli astronomi professionisti per capire se sono in atto variazioni fisiche nel sistema delle due stelle; tali variazioni risultano osservabili tramite un ritardo o un anticipo dell’istante in cui avviene il minimo di luminosità. Nel caso considerato relativo a V1902 Cyg qualcosa di strano sta effettivamente succedendo, visto che il minimo è avvenuto con un certo ritardo….
Pianeti Extrasolari
Un altro campo di indagine affrontato all’Osservatorio delle Prealpi Orobiche riguarda lo studio di pianeti extrasolari: pianeti, cioè, che orbitano attorno a stelle lontane, in modo analogo a quello che fa la Terra fa con il nostro Sole. Anche in questo caso il fenomeno è studiabile attraverso la ricostruzione della curva di luce della stella ospite: il passaggio del pianeta davanti alla superficie stellare causa una mini-eclisse che è tipicamente molto difficile da misurare: i pianeti sono estremamente più piccoli delle stelle che li ospitano e il loro transito assorbe solo una minuscola frazione della luce stellare (vedi figura qui sotto, che riporta i nostri valori).
Nonostante l’intrinseca difficoltà di queste misure, i risultati ottenuti ad Aviatico sono generalmente considerati buoni dagli astronomi professionisti e finiscono per essere accettati senza problemi dalla comunità scientifica internazionale, andando a confluire nei database delle misure ufficiali di questi affascinanti oggetti.
Il pianeta estrasolare da noi studiato si chiama “Kepler 17b”, è stato scoperto nel 2011 e ha una dimensione 2,5 volte quella di Giove, il più grande dei pianeti del nostro Sistema Solare. Anche in questo caso la misura che conta è quell’istante in cui si verifica il minimo della curva di luce della stella ospite. Eventuali anticipi o ritardi sulla misura di questo istante sarebbero preziosi indizi della presenza di un altro corpo perturbatore (non visibile, però): un possibile secondo pianeta o una stella piccola e poco luminosa detta “nana bruna”. E anche per Kepler 17b i conti, in modo molto intrigante, sembrano non tornare…
La figura precedente è una ricostruzione fatta del centro di raccolta dati di Brno (Repubblica Ceca) delle dimensioni del pianeta rispetto alla stella e dell’inclinazione dell’orbita: le differenze tra quanto ci si aspetta dalla teoria (parte sinistra della figura) e quanto viene in realtà osservato (parte destra), ci lascia supporre che questo sia un oggetto da tenere sotto controllo nei prossimi anni….
Gli Asteroidi
Un altro campo di indagine riguarda lo studio della posizione degli asteroidi. Come molti dei lettori sapranno, anche se non esperti in materia, gli asteroidi sono oggetti celesti che appartengono al nostro sistema solare le cui dimensioni possono essere, per i più piccoli, di poche centinaia di metri a qualche chilometro.
Le loro orbite non sono note con precisione anche perché la maggior parte di questi oggetti è stata scoperta negli ultimi vent’anni. In genere essi si muovono a grandi distanze dalla Terra, ma non è così per tutti. Qualcuno si avvicina pericolosamente al nostro pianeta e le possibilità di un impatto, che erano altissime milioni di anni fa e che oggi sono considerate abbastanza improbabili, non sono però ridotte a zero. Lo studio delle posizioni celesti degli asteroidi, comunicato al centro di raccolta americano del Minor Planet Center, contribuisce moltissimo al miglioramento dei loro parametri orbitali e quindi alla ricostruzione della loro orbita in relazione alla posizione terrestre. Se consideriamo che di asteroidi di cui non si conosce bene l’orbita ce ne sono circa 400.000, si capisce come sia impossibile per la comunità scientifica produrre lo sforzo osservativo necessario per tenere tutto sotto controllo. Ed ecco perché anche le misure di non professionisti come gli astrofili (se di qualità scientifica, ovviamente) sono bene accette e vengono utilizzate con grande efficacia per lo studio delle orbite potenzialmente pericolose di questi oggetti.
Scoperte Scientifiche
Capita poi che anche all’Osservatorio di Aviatico si faccia qualche scoperta scientifica degna di nota. L’ultima è avvenuta nel mese di Agosto: un socio dell’Unione Astrofili Italiani, Nello Ruocco di Sorrento, ha individuato un possibile oggetto di luminosità variabile nella costellazione della Lucertola. Non potendolo seguire nelle notte successive, ha chiesto collaborazione agli amici dell’UAI che si sono subito attivati per un lavoro di controllo e di conferma. Tra essi figura anche l’Osservatorio delle Prealpi Orobiche, le cui osservazioni sono state decisive per confermare l’esistenza reale della stella variabile, il tipo di variabilità e i fondamentali parametri fisici della curva di luce. Quanto basta perché nella circolare di conferma della scoperta redatta ad opera dell’American Association of Variable Stars (l’ente internazionale che si occupa di convalidare questo tipo di scoperte) comparisse tra gli scopritori anche il nostro nome.
L’ultima figura riporta la curva di luce della stella variabile scoperta: in colore diverso le misure dei vari osservatori (abbiamo collaborato in otto). I punti marroni sono i nostri.
Senza dubbio una bella soddisfazione per tutti i soci del Circolo Astrofili Bergamaschi che gestiscono l’Osservatorio.
*Articolo redatto da Massimo Banfi – Osservatorio delle Prealpi Orobiche e Circolo Astrofili Bergamaschi