L’alternarsi delle stagioni astronomiche dipende dalla differente inclinazione con cui i raggi solari colpiscono la Terra
Primavera, estate, autunno, inverno e si ricomincia: è il classico alternarsi delle stagioni a cui siamo abituati. Ma da cosa dipende? E quali sono le date in cui tradizionalmente avviene il “cambio della guardia”?
L’alternarsi delle stagioni dipende dall’inclinazione dell’asse terrestre. L’asse di rotazione non è perpendicolare al piano di rivoluzione orbitale intorno al Sole, essendo inclinato mediamente di 23° 27′. Ciò comporta che la luce del Sole non incida mai, in ogni istante, con la stessa angolazione, ma che vari costantemente. Questo fa si che la Terra riceva differenti quantità di radiazione solare in diversi periodi dell’anno.
Nel corso dell’anno, quindi, esistono quattro momenti cruciali che segnano l’inizio (e la fine) delle stagioni sia nell’emisfero boreale e in quello australe: i due equinozi e i due solstizi.
L’EQUINOZIO
Il termine Equinozio deriva dal latino e significa “notte uguale”. Nei giorni degli equinozi la durata del giorno è (quasi) uguale a quella della notte, perché i raggi solari incidono perpendicolarmente all’asse terrestre. Sfatiamo poi un altro mito: l’equinozio non è un giorno, ma è un istante ben preciso: quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest’ultimo si trova allo zenit dell’equatore.
Questo accade sempre due volte l’anno: l’equinozio di primavera cade solitamente il 21 o 22 marzo e quello d’autunno il 22 o 23 settembre. Queste date non sono fisse ma possono cambiare in quanto la durata di un anno siderale non è esattamente di 365 giorni.
IL SOLSTIZIO
Anche il termine solstizio deriva dal latino: solstitium, composto da sol-, “Sole” e -sistere, “fermarsi”, perché il Sole cessa di alzarsi (o scendere) rispetto all’equatore celeste. È il momento in cui il sole raggiunge il punto di declinazione massima o minima. Questo significa che i solstizi d’estate e d’inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell’anno.
Nel corso di un anno il solstizio cade due volte. Il sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva il 20 o 21 giugno e negativa il 21 o 22 . Il solstizio ritarda ogni anno di circa 6 ore rispetto all’anno precedente e “recupera” con l’anno bisestile, introdotto proprio per evitare la divergenza delle stagioni con il calendario.