Nella notte del 24 Agosto un terribile terremoto ha colpito l’Italia centrale con epicentro nelle province di Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo. Fu l’inizio di una lunga fase sismica che ferì profondamente il Centro Italia. Un’analisi scientifica di quel terribile evento.
In particolar modo i comuni più colpiti dal sisma risultarono Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. La prima scossa e nonché la più forte con magnitudo pari a 6.0 sulla scala Richter, fu registrata alle ore 03:36:32, sprigionando un’energia superiore alla bomba atomica di Hiroshima.
Dando uno sguardo generale alla mappa INGV evidenziamo gli innumerevoli aftershocks (le cosiddette scosse di assestamento o sciame sismico) che si sono susseguite nel primo giorno sulle stesse zone e anche più a NW, verso le aree limitrofe del comune di Norcia (PG). Solo nelle prime 24 ore furono registrate più di 200.
Notiamo che gli aftershocks si disposero lungo una linea di lunghezza pari a 25 km con disposizione NNW – SSE. Questa linea testimonia il meccanismo focale che indica il movimento di una faglia attiva di tipo estensionale in perfetta concordanza con quello che è il regime tettonico dell’Appenino.
Ovvero, come notiamo dalla carta sottostante, la piccola placca Adria (appartenente alla grande placca africana) tende a muoversi e a collidere verso la grande placca euroasiatica in direzione NNE subducendo sotto le Alpi. Allo stesso momento la placca Adria si inarca con una leggera rotazione verso Ovest al di sotto dell’Appennino. Questo movimento in corrispondenza di tutta la catena appenninica disposta lungo un asse NNW-SSE, incrementa in profondità l’attrito tra le rocce, pertanto favorisce l’immagazzinamento su vasta area di una quantità di energia elevatissima.
Lungo linee di faglia tutta questa energia accumulata viene dissipata a scaglioni o purtroppo, come spesso avviene, in un unico terremoto di forte intensità seguito da tanti piccoli assestamenti.
Da questa mappa stilata nel 2006 dall’INGV possiamo notare come tutta l’area interessata dal sisma del 2016 rientri nella zona in cui la pericolosità sismica è tra le più elevate sul territorio italiano. Col colore viola si indica il penultimo grado della scala di pericolosità sismica.
La particolarità di questo evento Sismico: la profondità dell’Ipocentro
Una particolarità di questo evento è la profondità dell’ipocentro, cioè la profondità del fuoco-origine del terremoto da cui si diramano tutte le onde sismiche. Questo risulta molto superficiale rispetto alla media dei terremoti che si verificano lungo tutto l’Appenino. Difatti dal sito dell’INGV l’ipocentro medio registrato da tutti i sismi è intorno ai 10 km con profondità minime anche di 4 km. La superficialità dell’ipocentro può spiegare il perché le scosse più forti abbiamo provocato molti danni alle abitazioni. Ciò avviene perché l’onda sismica arriva con una amplificazione maggiore rispetto ad un terremoto con ipocentro molto profondo.