L’anticiclone africano è da anni al centro dell’attenzione dei mass media. Ma quando fa caldo è davvero sempre “colpa” sua?

“Nuova ondata di caldo africano in arrivo”. Quante volte leggiamo o sentiamo questa frase dai telegiornali? Ma è davvero sempre colpa dell’anticiclone africano? Ma soprattutto, quando si espande davvero verso le nostre regioni? Per comprendere le differenze con l’altro grande protagonista del campo barico euro-atlantico (l’alta pressione delle Azzorre) bisogna capire appieno caratteristiche e conseguenze al suolo.
L’anticiclone africano è uno dei grandi anticicloni semi permanenti, insieme all’Azzorre, che tradizionalmente porta “tempo stabile” sull’Europa. Sono due figure bariche “anti-cicloniche”, cioè hanno un moto orario (i cicloni hanno moto anti orario) delle masse d’aria al loro interno e assenza di moti verticali dal basso verso alto (convezione).
Anche se queste due figure bariche possono sembrare molto simili, perchè portano “bel tempo”, le masse d’aria al loro interno hanno origini e peculiarità termo-igrometriche estremamente diverse:
- l’anticiclone “Africano” si origina nel continente africano, precisamente nella zona desertica del Sahara, per cui la massa d’aria è contraddistinta da una temperatura molto elevata e un umidità molto bassa. La massa d’aria calda per cui è continentale tropicale (o subtropicale dir si voglia). Quando una massa d’aria molto calda persiste per molto tempo su un continente, si ha il fenomeno della subsidenza, i moti verticali sono “invertiti”, e l’aria calda inizia a schiacciarsi verso il basso. Questo fenomeno, nelle zone desertiche del Sahara, porta localmente le temperature al suolo anche raggiungere e superare i 50°C. L’aria calda rispetto a quella fredda è molto più leggera per cui anche in presenza di un “forte” anticiclone africano i valori pressori sono relativamente bassi (solitamente la pressione non va oltre 1015/1020hpa, sul Sahara addirittura si attesta quasi sempre intorno ai 1010hpa);
- l’anticiclone dell’Azzorre si origina sull’oceano Atlantico, precisamente nei dintorni delle Isole delle Azzorre (da dove prende il nome). La sua massa d’aria è per cui contraddistinta da una temperatura abbastanza mite, ma non estremamente calda, ma in compenso da un’umidità molto elevata. La massa d’aria, umida e persistente in oceano, rispetto all’anticiclone africano, può raggiungere pressioni più elevate, più apprezzabili in inverno rispetto all’estate, perchè spingendosi sul continente europeo, si raffredda e si “continentalizza” (l’aria “più fredda” è anche più pesante, per cui la pressione è maggiore). La massa d’aria azzorriana per cui è marittima tropicale (o subtropicale dir si voglia).

Spostamenti e distanze
Una massa d’aria per quanto imponente, come appunto quella dei due anticicloni qui sopra, non conserva sempre “perfettamente” la sua natura termo-igrometrica. Nei suoi spostamenti se viene in contatto con altre masse d’aria, bacini marittimi molto ampi o continenti, tende a “ibridare” la sua originale natura.
La massa d’aria tropicale continentale (anticiclone africano), ad esempio, passando sul bacino del mediterraneo, immagazzinerà umidità. Al contrario, l’aria marittima tropicale (tipica dell’anticiclone azzorriano) spingendosi verso il continente si “ibriderà” perdendo umidità.
Per questi motivi, anche la cosiddetta “estate azzorriana” è forse più un luogo comune: la massa d’aria caldo-umida atlantica, infatti, difficilmente riesce a conservare le caratteristiche pure di origine. Cosa che invece riesce più facilmente all’anticiclone africano. Il motivo? Semplice, la distanza.
- Se l’anticiclone delle Azzorre si spinge in Spagna, Francia e Inghilterra, l’aria sarà puramente marittima tropicale, ma per arrivare in Italia invece dovrà passare attraverso il continente europeo o lo stesso continente africano, prima di giungere poi nel bacino del Mediterraneo.
- invece l’aria tropicale continentale spingendosi da sud-est verso nord-est avrà solamente il mar ionio come bacino “mitigatore”, Il Sud Italia è quindi molto più facilmente esposto a questo tipo di massa d’aria.
Come riconoscere l’alta pressione
L’anticiclone africano è contraddistinto da una pressione a 500hpa non troppo elevata (non va quasi mai sopra i 1015/1020hpa e in Africa possiamo quasi sempre notare una pressione di 1010/1015hpa) ma con geopotenziali elevati. Ad esempio la famosa Estate 2023 è stata contraddistinta da più ondate di aria tropicale continentale, come la carta in apertura di articolo.
L’anticiclone azzorriano, al contrario, è spesso contraddistinto da una pressione a 500hpa più elevata (spesso oltre i 1030/hpa), soprattutto in inverno, quando la massa d’aria che staziona sul continente europeo si raffredda. La massa d’aria fredda essendo più pesante, porterà poi la pressione ad aumentare.

Ma anche la terminologia è importante. Non basta dire solo “anticiclone africano” o “anticiclone azzorriano”. Infatti in base alla configurazione barica potremo avere a che fare solamente con il “promontorio”, cioè la parte più avanzata dell’anticiclone, oppure il cuore vero e proprio dell’alta pressione con conseguenze diverse al suolo.
Quando siamo interessati dal cuore dell’alta pressione vera e propria, quindi con valori di geopotenziale più elevati, la massa d’aria calda tenderà con il passare dei giorni a “schiacciarsi” al suolo, con un aumento graduale delle temperature nelle aree interne della Penisola. E’ il fenomeno della subsidenza, dove i moti verticali si “invertono” dall’alto verso il basso.
In caso di promontori (ramo ascendente dell’alta pressione) o in caso di prefrontali (ramo ascendente di una saccatura, come può essere quella legata a una depressione atlantica che affonda sull’Europa occidentale), l’ondata di caldo sarà legata alla spinta vigorosa di aria più calda in seno a queste due figure bariche, con assenza di subsidenza e generalmente con un clima più ventoso e afoso. Per cui anche nelle zone interne del centro-sud difficilmente si registrano temperature estreme, se non localmente a causa dei venti di ricaduta appenninici (favonio) o nelle vallate interne meridionali.

Durante un prefrontale o all’arrivo di un promontorio anticiclonico, i venti in quota sono molto forti, per cui la massa d’aria calda, che giungerà sulla nostra Penisola, sarà contraddistinta da alti tassi di pulviscolo sabbioso, con cieli generalmente giallastri e sole offuscato.