I due fenomeni si verificano quando una massa d’aria incontra una catena montuosa: tra i due versanti le condizioni meteorologiche risultano diametralmente opposte

STAU
È una parola di origine tedesca che significa “ristagno”. Il fenomeno si verifica sul versante sopravento: quando una massa d’aria incontra perpendicolarmente una catena montuosa è costretta a salire di quota in un processo di sollevamento orografico. L’aria perde parte della propria umidità, si raffredda secondo il gradiente adiabatico secco e quindi condensa in precipitazioni (pioggia o neve).
Su questo versante abbiamo quindi temperature più basse, copertura nuvolosa più o meno compatta e precipitazioni che vengono accentuate e possono risultare anche intense e durature.

FAVONIO
È quel vento solitamente caldo e secco che soffia sul versante sottovento: viene chiamato anche Föhn o garbino. La massa d’aria, ormai secca, una volta raggiunta la sommità della catena montuosa è costretta a scendere a causa della gravità, acquisendo velocità via via maggiori e riscaldandosi adiabaticamente.
Su questo versante, invece, il tempo è praticamente stabile con poche nuvole e assenza di precipitazioni. Abbiamo inoltre temperature sensibilmente più elevate, aria secca e venti anche impetuosi.
Tra i due versanti della catena montuosa, quindi, le condizioni meteorologiche risultano diametralmente opposte. In Italia i più imponenti effetti di Stau e favonio si verificano lungo la catena alpina e appenninica, a seconda della direzione di provenienza delle correnti.