Cambiamenti climatici e riscaldamento globale, tematiche all’ordine del giorno e su cui ci si divide e ci si “scalda”. Una serie di articoli per introdurvi all’argomento. In questa parte introdurremo la teoria dei raggi cosmici e della loro influenza sulla formazione delle nubi.
Nella prima parte abbiamo introdotto alcuni elementi base e parlato delle contrapposizioni che ci sono oggi tra scienziati:
PREMESSA | In questa seconda parte invece ci addentreremo in una delle teorie citate, quella di Henrik Svensmark sui cicli solari. Per non appesantire troppo l’articolo, suddividerò questa seconda parte. Pillole climatiche per comprendere meglio le dinamiche fisiche da cui dipende la nostra vita su questa Terra.
L’ipotesi di Svensamark: in breve…
- Una diminuzione o un aumento dell’attività solare implica una diminuzione o un aumento del flusso solare che protegge la terra dai raggi cosmici.
- La diminuzione o l’aumento del flusso solare implica un cospicuo aumento o diminuzione dei raggi cosmici che colpiscono la Terra.
- Un aumento o una diminuzione dei raggi cosmici comporta una diminuzione o un aumento delle nubi terrestri.
- L’aumento o la diminuzione di nubi sulla Terra comporta a sua volta una diminuzione o un aumento della Temperatura terrestre.
Questo in sintesi l’ipotesi di Svensmark. Ma nella pratica cosa è stata sperimentato e cosa non è stato ancora sperimentato?
Gli studi tenuti in tutto il mondo sui raggi cosmici, grazie all’usilio di opportuni rilevatori – ricordiamo i rilevatori fatti installare dallo scienziato Zichichi in alcune scuole italiane – hanno fatto registrare un loro cospicuo aumento. Questo proprio in concomitanza di cicli solari molto deboli, e quindi di una diminuzione consistente del flusso solare verso la Terra.
Inoltre gli ultimi esperimenti del progetto CLOUD hanno evidenziato che i raggi cosmici favoriscono l’aggregazione di particelle di aerosol, che a loro volta (e questo già si sapeva) influenzano la formazione delle nubi.
Quindi se una parte della teoria dello scienziato danese è confermata, cosa invece ancora è oggetto di studio e sperimentazione?
Resta da capire in che percentuale favorisca questo processo e in quali condizioni. Secondo i calcoli di alcuni scienziati, studiando il periodo tra il 1984 e il 2004 la correlazione tra quantità nubi basse in determinate latitudini e livello di GCR risulterebbe superiore al 90% (Ukoskin et al, GRL 2006).
Chi si sta occupando della sperimentazione?
Il Centro di Ricerca Nucleare Europeo (CERN) di Ginevra. Con il progetto CLOUD ormai iniziato nell’anno 2009, l’istituto di ricerca ha come obiettivo primario scoprire come si comportano i raggi cosmici sulle particelle atmosferiche, e quanto potrebbero influire sulla creazione o meno di nubi.
Per gli appassionati e per chi si vorrebbe cimentare su questo affascinante campo della ricerca riportiamo alcuni link utili:
- il primo link è sui rilevatori di raggi cosmici, con la spiegazione sulle sue componente fondamentali, come funzionano e cosa servono, ma soprattutto per chi vuole cimentarsi nella sua costruzione: Clicca Qui
- il secondo link è sul progetto CLOUD del Centro di Ginevra, qui potrete leggere in inglese maggiori informazioni e tenervi aggiornati sulle novità della sperimentazione: Clicca Qui
- il terzo link è sul progetto ADA rivolto a scuole, istituti ma anche a studenti e appassionati, a questo link potrete trovare maggiori informazioni: Clicca Qui