Anno nuovo, catastrofismo di sempre. E dopo gli incendi in Siberia, Canada, Amazzonia ora tocca all’Australia. Il filone catastrofista degli ultimi anni è: incendi = cambiamenti climatici. Un filone che sta avendo successo e che arriva subito alla pancia delle persone.
PREMESSA | Come sempre per gli odiatori seriali, quelli che “Noi siamo per la natura, voi per il petrolio e carbone”, ricordiamo che qui nessuno dice che:
- “Riscaldamento globale non esiste”
- “Che l’Uomo non abbia influito in parte”
- Non è oggetto di questo articolo parlare di riscaldamento globale e le sue cause, per cui carissimi detrattori rilassatevi che anche quest’anno il mondo non finirà.
CITIAMO I PASSATI ARTICOLI SU INCENDI E FORESTE
LE ONDATE DI CALDO IN AUSTRALIA
Le ondata di caldo in Australia ci sono sempre state e i dati della stazioni meteorologiche parlano chiaro con moltissimi record detenuti dal 1800 e inizio 1900:
Tutti questi record detenuti in passato ci dicono che il “Riscaldamento globale” era superiore agli ultimi decenni? Assolutamente no.
Ma come non possiamo dire che il clima di una volta “molto più freddo di oggi” (circa 1°C in meno) non sia la causa di ondate di caldo record, logicamente non possiamo dire che 1°C in più ha prodotto negli ultimi decenni ondate di caldo apocalittico. E’ la media climatica che dobbiamo andare a vedere. Nella media climatica ci sono episodi che molti ignorano totalmente, MARGINALI, CHE NON FANNO NOTIZIA, ma la costanza negli anni (molto più di un episodio spurio di qualche settimana), produce alla fine quel valore di 1°C in più di MEDIA in OLTRE 100 ANNI. Un episodio record non fa media, ma la costanza di episodi “marginalmente sopramedia” fa MEDIA.
Per noi è semplicemente anti-scientifico gridare all’ondata di caldo record (che poi come possiamo vedere dai dati sopra, record non è), per colpa del riscaldamento globale. E altrettando anti-scientifico, come vedremo, incolpare solamente le ondate di calore e siccità come causa assoluta degli incendi in Australia, così come nelle altre parti del mondo.
APPROFONDIMENTO SULL’ONDATA DI CALDO DI DICEMBRE 2019 | Per un approfondimento sull’ondata di caldo di Dicembre in Australia, vi consigliamo questo articolo ben redatto da CM: L’anomalia termica del Dicembre 2019 in Australia
APPROFONDIMENTO SULLE CAUSE CIRCOLATORIE DELLE ONDATE DI CALDO IN AUSTRALIA | Bisogna anche tener ben presente che l’Australia è soggetta a un andamento ciclico dei periodi siccitosi e caldi che dipendono dalla naturale ciclicità di indici climatici come la PDO (Pacifical Decadal Oscillation), l’ENSO e del SAM (Southern Annular Mode). Sempre in un articolo di CM “L’aumento dell’Intensità delle Ondate di calore sull’Australia e le Cause Circolatorie“, vengono citati due studi climatici:
- Pezza et al. (2007), uscito sull’International Journal of Climatology il quale evidenzia che la robustezza degli anticicloni nell’emisfero meridionale presenta un andamento ciclico legato alla Pacific Decadal Oscillation (PDO).
- Acacia Pepler et al. (2019) uscito sulla rivista Climate dynamics, che pone in evidenza i legami con ENSO e SAM, evidenziando che i dati di rianalisi per gli anticicloni a livello globale indicano trend positivi più rilevanti per gli anticicloni dell’emisfero australe.
GLI INCENDI IN AUSTRALIA: TRA SENSAZIONALISMO E REALTA’
Se avete letto gli articoli citati all’inizio, avrete capito come sono molti i fattori che contribuiscono all’aumento degli incendi di “grande portata”. Fattori, che per un’analisi completa e non parziale del problema, sono da considerare tutti senza limitarci a incolpare il “clima che cambia” come imputato unico alla sbarra.
FATTORE 1: L’UOMO Il fattore umano è preponderante, non quello legato ai cambiamenti climatici, ma quello di “modellatore” della natura che ci circonda. Ad esempio una della stupidate che è girata maggiormente in questi giorni è “Gli incendi in Australia sono dovuti ad autocombustione”, scientificamente l’autocombustione è una stronzata colossale.
L’unica combustione naturale può avvenire solo e solamente per fattori scatenanti l’incendio, come i fulmini, ma in questo caso sono rari e in percentuale bassissima. Il resto è opera di piromani o di disattenzioni/fatalità umane. E’ notizia infatti di poco fa di 183 arresti per gli incendi che ci sono stati in Australia: 183 arresti per gli incendi in Australia
2. IL FATTORE STORICO/NATURALE: L’IMPORTANZA DEL FUOCO PER GLI ABORIGENI E LA GESTIONE DEGLI EUROPEI
La gestione degli incendi in Australia nel corso dei secoli, qui bisogna introdurre un po’ di storia. Secondo Tim Flannery paleontologo e ambientalista australiano, una delle cause principali dei disastrosi incendi australiani è stato il passaggio della loro gestione dagli aborigeni agli europei. Gli aborigeni infatti usavano il fuoco in agricoltura per bruciare la vegetazione e facilitare la caccia, promuovendo la crescita di patate e altre piante commestibili. Nell’Australia centrale, gli aborigeni hanno usato il fuoco in questo modo per gestire il loro paese per migliaia di anni. Addirittura Flannery scrive che “L’uso del fuoco da parte degli aborigeni era così diffuso e costante che praticamente tutti i primi esploratori in Australia ne parlavano. Fu il fuoco aborigeno che spinse James Cook a chiamare l’Australia “Questo continente di fumo”.
Flannery per cui afferma che: “Quando il controllo (dei fuochi) fu strappato agli aborigeni e messo nelle mani degli europei, ne conseguì un disastro”. La soppressione degli incendi è diventata il paradigma dominante nella gestione degli incendi, portando a un significativo spostamento dalle pratiche di combustione tradizionali.
Uno studio del 2001 – Ruolo storico del fuoco” Ward, DJ, Lamont, BB & Burrows, CL (2001) ha scoperto che l’interruzione delle tradizionali pratiche di combustione e l’introduzione del disboscamento sfrenato ha portato molte aree dell’Australia a essere soggette a estesi incendi, soprattutto nella stagione secca.
Un altro studio analogo del 2018 – Nicholas Wilson su International Journal of Wildland Fire (2018) – ha rilevato che la rimozione di alberi maturi da parte degli europei, da quando hanno iniziato a stabilirsi in Australia, potrebbe aver innescato un’ampia rigenerazione degli arbusti, che come combustibile presetano un rischio molto più elevato di incendio.
Un altro fattore fu l’introduzione dell’erba di Gamba importata nel Queensland come erba da pascolo nel 1942 e piantata su larga scala dal 1983. Questo tipo di erba può alimentare intensi incendi boschivi, con conseguente perdita della copertura arborea e danni ambientali a lungo termine.
Nel libro della paleobotanica White Mary E. “The greening of Gondwana Hardcover – 1986” si è visto come le piante abbiano sviluppato negli anni dei meccanismi per sopravvivere agli incendi boschivi o addirittura sfruttare gli incendi per poter soppiantare la concorrenza di altre specie meno resistenti al fuoco. E’ il caso ad esempio degli eucalipti che contengono oli imfiammabili nelle foglie.
LA STORIA DEGLI INCENDI IN AUSTRALIA: I PIU’ DISTRUTTIVI
Infine condividiamo questa speciale tabella degli incendi più distruttivi in Australia, il primo posto in solitaria è la terribile stagione 1974/1975, poi il 2002, subito dopo l’attuale (2019/2020), iniziata in Settembre e che dovrà concludersi verso Marzo, subito dopo il 1851, il 51/52, ecc.
DULCIS IN FUNDO: IL SENSAZIONALISMO HOLLIWOODIANO
Prima delle nostre conclusioni, volevamo condividere una delle ultime chicche, degne dei film hollywoodiani. Una mappa che ha fatto il giro del mondo tramite i social e che ha fatto strappare i capelli a chi ancora non li ha persi a causa dei “cambiamenti climatici”
Dopo aver girato il mondo come l’immagine REALE (e ci vuole tanto ma tanto coraggio per venderla come reale) dell’Australia dal satellite NASA, lo stesso autore ha dovuto scrivere un post dicendo che l’immagine è semplicemente una RICOSTRUZIONE fatta da lui (Antonhy Hearsey) sovrapponendo su un’Australia da “Apocalypse Fire” i dati del NASA FIRMS, che segnala gli incendi nel mondo. L’immagine originale del FIRMS è quella qui sotto, notate QUALCHE DIFFERENZA?
CONCLUSIONI | Come avete notato l’argomentazione e la bibliografia in merito è veramente vastissima, abbiamo citato solo alcuni studi, ma che ci aiutano a comprendere come il problema legato agli incendi australiani abbracci varie discipline: paleontologia, botanica, storia, fisica dell’atmosfera, climatologia, ecc. Ognuna di queste aggiunge un importante tassello al quadro finale. Ridurre l’argomento al “clima sta cambiando e siamo spacciati” con un sensazionalismo e catastrofismo hollywoodiano è solo un modo per ridurre ogni argomento serio, e degno di essere trattato con tutta la professionalità e la cura di questo mondo, in caciara politica.