Nei prossimi giorni un'alta pressione si instaurerà sul polo, con i lobi del vortice polare che punteranno le basse latitudini.

Ormai ci siamo. Lo stratwarming, il riscaldamento del vortice polare in stratosfera, è in atto e si vedono anche le prime conseguenze per l’emisfero settentrionale.
COSTA STA SUCCEDENDO
Il riscaldamento in stratosfera all’altezza di 10hpa si è ormai verificato. Si tratta di un “Major warming” (cioè un riscaldamento di almeno 30°C in pochi giorni alla quota di 10hpa). In pochi giorni la stratosfera a 10hpa si è riscaldata di circa 50°C.

La troposfera (la regione dove avvengono i fenomeni atmosferici) già da fine dicembre era instabile a causa dei ripetuti interventi dell’onda Atlantica (wave 2). Il riscaldamento in stratosfera si sta quindi propagando molto velocemente anche in troposfera.
Questo sta causando un crollo dell’indice NAM che ormai è prossimo alla soglia dei -3. Si tratta della soglia di precondizionamento del VP: in parole povere il vortice polare risulterà molto debole almeno per i prossimi 60 giorni.
Appare ormai certo, sia dall’analisi delle carte stratosferiche, sia dalle prime corse dei global model troposferici, che avremo un “displacement” del vortice polare, cioè un dislocamento del lobo principale del VP verso il comparto euro-asiatico.
Quando questo avviene, si verifica anche una momentanea ripresa delle correnti zonali alle basse latitudini, ma solamente perché assistiamo a una spinta dell’anticiclone polare sul lobo euro-asiatico, che nella sua rotazione anti-zonale (est-ovest), verso l’Europa orientale, attiva correnti occidentali.
Successivamente, in caso di ulteriori riscaldamenti in stratosfera alla quota dei 10hpa, che già si intravedono, non è escluso che potremmo assistere allo split, ovvero alla separazione del Vortice Polare in due lobi e possibile riversamento di aria gelida verso le basse latitudini. Una possibilità che andrà valutata nei prossimi aggiornamenti

Indice NAM verso il -3. La soglia dei -3 sancisce il precondizionamento del Vortice Polare, cioè il suo indebolimento con possibili scenari gelidi per l’emisfero boreale per i prossimi 60 giorni
FREDDO IN ITALIA NON È ASSICURATO
Anche questa volta, ribadiamo come “stratwarming” non comporti automaticamente gelo e neve per l’Italia. Diversi sono i tasselli che dovrebbero incastrarsi affinché questo avvenga.
Al momento possiamo essere certi che molte zone dell’Europa dovranno fare i conti con episodi di gelo e neve abbastanza intensi nella seconda metà di gennaio. Ma non si può prevedere dove e e come il vortice polare, “sfrattato” dalla sua sede naturale, colpirà.
A partire da metà gennaio la Russia europea, la Scandinavia e parte dell’Europa orientale subiranno un netto raffreddamento. Per l’Italia un forte raffreddamento di queste zone solitamente aumenta le percentuali di irruzioni di matrice artico continentale o addirittura polare continentale.

LA TENDENZA
Per le prossime settimane confermiamo quindi un inverno dinamico, anche se non è detto che questo potrà tradursi in ondate di freddo intenso e neve per l’Italia. Da qui a inizio febbraio l’evoluzione sarà scandita da tre fasi.
13/15 GENNAIO: possibile veloce irruzione di matrice artico-marittima sull’Italia con maggior interessamento anche del centro e del sud. Possibile neve a bassa quota sul medio-basso Adriatico. Il principale fattore di incertezza è l’azione dell’Anticiclone delle Azzorre che potrebbe risultare troppo invasivo.
DOPO IL 15 GENNAIO: nuovo impulso dell’Anticicolone delle Azzorre che potrebbe saldarsi con il neonato anticiclone polare e convogliare aria gelida verso l’Europa. L’eventuale traiettoria, però, è tutta da decifrare trattandosi di una dinamica a lungo termine.
FINE GENNAIO-INIZIO FEBBRAIO: in caso di split del vortice polare, ci sarà la possibilità di ulteriori irruzioni fredde verso le basse latitudini. In questa fase è probabile un maggiore intervento della wave 2 atlantica (l’Azzorre), con più probabile coinvolgimento del Mediterraneo centro-orientale.
