Secondo la credenza popolare, è quel periodo anticiclonico che, dopo le prime perturbazioni, anticipa l’arrivo del freddo

L’Estate di San Martino indica, nella tradizione popolare, quel breve periodo di clima mite che si verifica nei giorni immediatamente precedenti o successivi all’11 novembre, festa dedicata al Santo. Si tratta di una fase in cui, dopo le prime perturbazioni autunnali, può instaurarsi una pausa anticiclonica capace di riportare condizioni atmosferiche stabili, cieli sereni e temperature insolitamente miti per la stagione.
TRA MITO E SCIENZA
In genere, questo intervallo è caratterizzato da un tempo che ricorda più la fine dell’estate che il pieno autunno: giornate prevalentemente soleggiate, assenza di precipitazioni, banchi di nebbia e un generale aumento delle temperature con clima più mite nelle ore centrali.
Tuttavia, è bene ricordare che l’Estate di San Martino è più un fenomeno legato alla tradizione e all’osservazione popolare. Dal punto di vista meteorologico non si verifica ogni anno, poiché dipende dall’effettiva configurazione atmosferica del periodo. Secondo un antico proverbio, l’Estate di San Martino dura “tre giorni e un pochino”, un riferimento che unisce folklore, stagionalità e religione. Il nome stesso di questo periodo deriva dalla celebre leggenda del mantello, legata alla figura di Martino di Tours, poi divenuto San Martino.
LA LEGGENDA
La tradizione narra che Martino, allora soldato romano, durante un giorno freddo e piovoso incontrò un mendicante seminudo sofferente per il gelo. Mosso da compassione, tagliò il suo mantello in due parti e ne donò una all’uomo. Poco dopo, incontrò un secondo mendicante e gli offrì l’altra metà del mantello. Secondo il racconto, subito dopo il cielo si rischiarò e il clima divenne più mite, come se l’estate fosse tornata all’improvviso. Questo improvviso miglioramento fu interpretato come un segno divino e divenne, nel corso dei secoli, il simbolo dell’Estate di San Martino.


